LA PSICOLOGIA DELL’ETA’ EVOLUTIVA INCONTRA LA CINOFILIA Parte 3

LA PSICOLOGIA DELL’ETA’ EVOLUTIVA INCONTRA LA CINOFILIA:

consapevolezza psicofisiologica e legame di attaccamento

ph Elena Shumilova
by Elena Shumilova

di Tiziana Franceschini

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Parte III

La consapevolezza psicofisiologica per l’osservazione dei modelli di attaccamento

Se è vero che lo studio dell’attaccamento è fondamentale per chi svolge una professione di aiuto, non si deve correre nell’errore di pensare agli educatori cinofili come a un esercito di  psicologi allo sbaraglio. Quello che credo sia utile è fare un passo indietro e riferire il discorso non tanto alla relazione di aiuto, quanto all’osservazione di noi stessi. Spesso consiglio ai nostri allievi di mettere alla prova l’utilità della teoria dell’attaccamento pensando al rapporto con il proprio cane (la stragrande maggioranza degli aspiranti educatori ne ha almeno uno).

Ma anche in questi termini ci scontriamo con un interrogativo metodologico: come fare a rendere osservabili i modelli di attaccamento se essi sono inconsci? Il paradosso ritorna dai tempi di Freud, che si domandava come fosse possibile indagare l’inconscio se per sua natura non è accessibile alla consapevolezza. Il padre della psicoanalisi risolse l’enigma guardando ai prodotti dell’inconscio, cioè i sintomi, i sogni, i lapsus e gli atti mancati. Con i modelli di attaccamento è possibile fare qualcosa di simile, osservando il modo in cui i modelli operativi interni emergono in superficie tramite le emozioni che abitano la relazione con l’altro.

L’aspetto relazionale appare fondamentale, perché l’attaccamento è veicolato dalla relazione e nella relazione è osservabile. I modelli di attaccamento si trasmettono tramite le cure fisiche all’interno di una rapporto che ha carattere emotivo. Ciò che il genitore insegna al bambino è proprio come modulare gli stati fisici, mentali e affettivi, per cui i modelli operativi interni contengono sempre queste tre dimensioni: corporea, cognitiva edemotiva, livelli che si specchiano a vicenda nell’unità inscindibile del corpomente. corpo-mente-spirito

Per fare un esempio, possiamo pensare al caso in cui una persona abbia fatto esperienza in tenera età di un attaccamento sbilanciato verso la polarità dell’autonomia. Immaginiamo questo bambino che piange: egli sta manifestando una condizione di fragilità e dipendenza, che impara a gestire in base al modo in cui l’adulto risponde al suo stato. Semplificando le cose, possiamo dire che il genitore reagirà in modo “negativo” se ha un modello interno per cui la condizione di dipendenza non è accettabile né in sé né nell’altro, perché mette in discussione il senso di autoefficacia e espone al pericolo di essere rifiutati. Il suo ideale educativo, più o meno consapevole, è quello per cui è bene insegnare al figlio a essere autonomi e autosufficienti, perché nella vita è meglio non dipendere da nessuno. Il bambino recepisce questo messaggio non verbale e capisce che deve nascondere a se stesso e agli altri la propria fragilità. L’apprendimento passa attraverso le emozioni e la loro regolazione psicofisiologica: le emozioni che non sono accolte dal genitore vengono sistematicamenete messe a tacere. Il bambino in questione impara a reprimere il pianto, probabilmente mandando in tensione la gola e controllando il respiro. La difesa che ci consente di mettere a tacere le emozioni che non trovano spazio nella relazione di cura è prima di tutto una difesa corporea: i segnali fisiologici con cui le emozioni vengono espresse sono repressi per lo più incrementando la tensione muscolare e rendendo il respiro superficiale, in modo da desensibilizzare il corpo, che è il principale strumento del sentire emotivo.

Alex e Crocca Riccardo Totino

Al contrario, se il bambino che piange viene preso in braccio e consolato, egli impara a modulare l’elevata attivazione fisiologica passando a uno stato di calma e rilassamento, perchè nell’abbraccio amorevole del genitore può scogliere le tensioni muscolari e ritrovare una respirazione profonda. Il battito cardiaco e la pressione arteriosa si riassestano, i livelli degli ormoni dello stress si abbassano e il bambino familiarizza con le emozioni negative, di cui la natura ci ha fornito per rendere possibile l’adattamento all’ambiente.

In altre parole, l’apprendimento emotivo organizza il modo in cui il bambino impara a autoregolare lo stato di arousal, informa i pensieri e le rappresentazioni di sé e dell’altro. I primissimi modelli operativi interni sono memorie psicosomatiche risalenti al periodo preverbale.

Se vogliamo portare in superficie queste memorie somatiche, se vogliamo osservare i nostri modelli di attaccamento dobbiamo lavorare con il corpo e con le emozioni che emergono nella relazione con l’altro.

A questo scopo abbiamo strutturato il corso di psicologia generale per gli educatori cinofili di Totino affiancando alle lezioni teoriche di psicologia generale un laboratorio di consapevolezza psicofisiologica. Il laboratorio prevede delle lezioni esperenziali che si svolgono in palestra (da quest’anno anche all’aperto), secondo moduli di lavoro che seguono la metodologia Il corpo in relazione(1), frutto di una ricerca personale sul corpomente. Diversi moduli sono dedicati proprio all’osservazione dei modelli di attaccamento, resa possibile grazie alla riattualizzazione di uno stato psicofisiologico di dipendenza, che fa emergere i modelli operativi interni. Quando siamo bendati o siamo messi nella condizione di doverci appoggiare fisicamente a un’altra persona, il corpomente risponde alla dipendenza in base ai modelli interni che l’altro ci attiva. e il Cane incontrò l'Uomo

Lo stato di dipendenza ci permette di osservare la nostra rappresentazione della relazione: in che modo proteggiamo dagli ostacoli il compagno bendato? Riusciamo a aiutarlo senza ostacolare la sua libertà di movimento? Nell’appoggiarci all’altro, abbiamo la fiducia necessaria ad allentare le tensioni muscolari fino a correre il rischio di cadere? In altre parole, acquisiamo consapevolezza del modo in cui stabiliamo una relazione in equilibrio tra  l’autonomia (personale e dell’altro)  e la dipendenza insita nel legame. L’osservazione dei nostri modelli interni è il primo passo di un lavoro molto più ampio, che prosegue fornendo alle persone gli strumenti necessari per fare esperienze nuove, una forma di apprendimento che pone le basi per la revisione e la complessificazione dei modelli di attaccamento. Tramite tutta una serie di tecniche (ginnastica posturale, massaggi, esercizi di respirazione) è possibile rendere il corpomente più stabile e più flessibile, cioè ricettivo verso l’ambiente e verso il cambiamento. Parallelamente, allenando l’ascolto sottile di sé e dell’altro, diventiamo sempre più consapevoli del linguaggio non verbale, che è il mezzo privilegiato di comunicazione tra gli uomini e gli animali.

 

Conclusioni

Dal 2007 a oggi con Riccardo Totino abbiamo fatto molta strada. La sua apertura mentale e il suo sostegno mi hanno permesso di portare avanti una ricerca, che vede nello studio psicofisiologico dei modelli di attaccamento un punto centrale. Chiediamo molto ai ragazzi che lavorano con noi  e devo dire che le lezioni in palestra a volte li mettono a dura prova. Spesso osserviamo di noi delle cose che non ci piacciono, ma quando queste intuizioni arrivano ad essere globali (coporee, cognitive ed emotive) mettono un seme nel processo di crescita personale. Comprendiamo in prima persona quanto sia delicata e ricca la relazione e come sia importante costruire un rapporto di fiducia con noi stessi (il nostro corpo, le nostre emozioni, i nostri pensieri) e con l’altro (l’ambiente, il cliente, il cane). Ai nostri allievi, a cui questo articolo è dedicato, auguriamo di coltivare uno spazio di ascolto e di apertura che ci permetta di rivedere istante dopo istante il nostro adattamento. Nel nostro cammino incontriamo dei problemi, ma li chiamiamo informazioni che ci indicano in che direzione dirigere il cambiamento. E’ questo il processo con  cui vogliamo acquisire familiarità per poterlo proporre un domani a chi ci chiederà aiuto.Tiziana Franceschini e Riccardo Totino

Per saperne di più

Jeremy Holmes, La teoria dell’attaccamento, Ed. It. Raffaello Cortina, 1994.

Daniel N. Stern, Il mondo interpersonale del bambino, Ed. It. Bollati Boringhieri, 1987.

A cura di Tiziana Franceschini

Psicologa dell’età evolutiva, psicoterapeuta clinica, danzatrice, regista, insegnante di teatrodanza e ginnastica posturale. Da anni porta avanti un lavoro di ricerca volto a integrare la psicoterapia all’approccio corporeo, secondo una metodologia chiamata Il corpo in relazione. Nei laboratori di consapevolezza psicofisiologica la mente e il corpo sono uno lo specchio dell’altra: l’attenzione data al corporeo e alla relazione con l’altro permette di osservare i propri schemi motori, cognitivi, affettivi e comunicativi. Uno degli sviluppi più interessanti del metodo prevede lo studio e la complessificazione dei modelli di attaccamento a livello corporeo.

 

Contatti

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[1]Pagina Facebook e Canale You Tube Il corpo in relazione:

https://www.facebook.com/Il-Corpo-in-Relazione-1446150732307615/

https://www.youtube.com/channel/UC6ZEi1CMMXvJRiG6k0GiS-A